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Gravity - Recensione

28/08/2013 | Recensioni |
Gravity - Recensione

Si suol dire: chi ben comincia è a metà dell'opera. Per la Mostra del cinema è proprio così, perché Gravity di Alfonso Cuaron: un film teso, a tratti imprevedibile, adrenalinico con una eccezionale Sandra Bullock terrorizzata e terrorizzante che condivide con lo spettatore moltissime visioni grazie all'uso a volte insistito, ma funzionale delle soggettive.
Matt Kowalski (George Clooney) è un astronauta alla sua ultima missione spazialeche si ritrova, dopo l'esplosione dello shuttle, l'unico superstite assieme alla dottoressa Ryan Stone (Sandra Bullock). I due legati da un unico filo dovranno aiutarsi per sopravvivere e tornare sulla Terra.
Il cinema americano ci ha portato sullo schermo più volte coppie di personaggi completamente diversi tra di loro che si mettono un viaggio che cambierà per sempre le loro vite. In "Gravity" due personaggi che si completano ci sono, il viaggio pure solo che non è quello che di solito ci si può aspettare.  Qui alla fine del viaggio c'è in gioco la vita, un'esistenza che se per Matt alla fine della carriera è ancora ricca di stupore e meraviglia, per la più giovane Ryan la vita non sembra avere più alcuno scopo al di fuori del suo lavoro. Nel momento in cui il destino li mette davanti alla morte la donna segue jn percorso formativo che la fa crescere e cambiare prospettiva.
Con una serie continua di incidenti da cardiopalma, che tengono lo spettatore incollato alla poltrona con il batticuore,  in pena per le sorti dei due astronauti.
Cuaron riesce attraverso un film prettamente sci-fi a portare sullo schermo il tema sull'importanza della vita e di come, a volte, la forza di volontà trasmessa anche solo da un ricordo possa fare la differenza tra la vita e la morte.
Gravity è un film retto da un Clooney che fa semplicemente se stesso, ma soprattutto tutto il peso della riuscita della pellicola è sulle spalle di una straordinaria Sandra Bullock che più che in "The blind side" meriterebbe una nomination agli Oscar,
Tensione, ansia, mancanza di ossigeno. Queste caratteristiche identificano una pellicola claustrofobica, che non lascia il tempo per riflettere,  ma solo sopravvivere alla scena successiva.
Se però vogliamo trovare un difetto che, però,  è contemporaneamente anche punto di forza, a "Gravity" è quello di incasellare troppe scene catastrofiche a volte ripetitive.
Gravity è una pellicola tutt'altro che perfetta, ma che riesce nel suo intento d'intrattenere lo spettatore.

Sara Prian

 


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