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Recensione di: "Una notte da leoni 2"

24/05/2011 | Recensioni |
Recensione di: Una notte da leoni 2

Nulla più del famoso detto "di notte leoni e di giorno…" può semplificare la trama di Hangover 2, in cui ritroviamo tutta la "banda di lupi" al completo persi in un'altra sbornia colossale per le strade della Tailandia. 
E' così che incontriamo di nuovo Phil (Bradley Cooper), Stu (Ed Helms), Alan (Zach Galifianakis) e Doug (Justin Bartha) alle prese con un nuovo matrimonio e una nuova festa di addio al celibato, quella di Stu, che finalmente ha trovato la donna della sua vita e intende convolare a nozze proprio nella sua terra natia, la Tailandia. Invita gli amici a prendere un aereo e rilassarsi fra la meravigliosa natura che li circonda a sedici ore di aereo dall'America e festeggiare il suo matrimonio, solo che qualcosa ovviamente non va secondo i piani e tre dei quattro leoni, si ritrovano a svegliarsi in uno squallido albergo di Bangkok e a dover rimettere in sequenza i pezzi di una notte senza inibizioni ne freni. 
Il regista Todd Philips ci ripropone il sequel del fortunatissimo e riuscitissimo "Una notte da leoni" uscito nel 2009, che ha sbaragliato i botteghini di tutto il mondo facendoci ridere con una comicità geniale e una sceneggiatura modulata e sorprendente, in cui quattro amici si perdevano per la notte di Las Vegas fra spacciatori, donne molto poco rispettabili e fiumi di alcool. Ecco, il secondo capitolo della sega dei "wolf pack" ripropone esattamente la stessa storia, con uno scenario diverso, la Tailandia e Bangkok, e con l'aggiunta di qualche personaggio nuovo, come il cognato di Stu, Teddy, ma tentando di ricalcare il modus operandi che ha reso celebri gli attori e il film nel precedente episodio.Presente anche questa volta il pugile americano Tyson, in un cameo molto meno significativo del precedente, e senza l'ausilio della sua fedele tigre, come lo spacciatore cinese Chow, qui in veste di amico. Si ride, a fasi alterne, ma la pellicola manca di quel brio e pizzico di genialità a cui ci avevano abituati, e se avranno successo (cosa molto probabile) al botteghino, il regista americano, che si è distinto in questi anni per le sue commedie sui generis, irriverenti e politicamente scorrette, azzarderà un terzo capitolo, questa volta però stravolgendo totalmente la storia, speriamo. Quello che rimane certo è che nessuno sa divertirsi come questi "Hangover".

Sonia Serafini

 


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