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Still Alice - Recensione

17/10/2014 | Recensioni
Still Alice - Recensione

Un film degno di Festival. I registi e sceneggiatori Richard Glatzer e Wash Westmoreland si basano sul romanzo Still Alice di Lisa Genova per realizzare l’omonimo film e raccontarci una storia lontana dal facile sentimentalismo o patetismo, ma che riesce a trasmettere emozioni profonde grazie al realismo e alla sincerità con cui si rivolge al pubblico.

Ogni spettatore, infatti, non può fare a meno di provare empatia e sentirsi vicino alla protagonista Alice (interpretata da Julianne Moore), docente di linguistica alla Columbia University, alla quale viene diagnosticata una forma rara e precoce di Alzheimer. Alice vede a poco a poco sfuggirle di mano la vita, l’intelligenza, la lucidità e la memoria che la contraddistingue come persona.

E’ difficile accettare di perdere la propria identità, quello che si ha costruito o che si è stati per noi stessi e per gli altri, e non poter fare nulla per evitarlo se non vivere il momento, ogni singolo istante appieno accanto alle persone che ci amano, prima di arrivare a non riconoscerle più. Il dramma di Alice si stringe intorno alla protagonista, ai suoi occhi, alla sua visione del mondo che la circonda nel quale si sente persa e dal quale si allontana sempre di più, lontananza mostrata anche in inquadrature che pongono in secondo piano, in modo sfocato, le persone che le sono accanto: un marito amorevole (Alec Baldwin) e tre figli splendidi tra cui Kristen Stewart che spicca nel suo personaggio un po’ ribelle, ma pur sempre forte e vicino alla madre.

La prospettiva soggettiva ed intima che i registi/sceneggiatori creano intorno ad Alice è la forza della pellicola che riesce a coinvolgere lo spettatore. Di fronte a un dramma famigliare, vero e sincero, in cui regna l’amore in molteplici sfaccettature (l’amore coniugale, l’amore di una madre per i figli e viceversa) il pubblico si immedesima, si commuove, si chiede: “E se un giorno succedesse anche a me?”.
Il caso ha voluto che allo stesso regista Richard Glatzer accadesse qualcosa di simile. Lo stesso anno in cui gli fu proposto di leggere il romanzo gli fu diagnosticato l’inizio della SLA. La coincidenza e la concomitanza di due esperienze di vita simili e difficili (quella di Alice e quella del suo stesso regista) insieme alla bravura dei realizzatori e creatori hanno fatto sì che Still Alice fosse un film pienamente riuscito che arrivasse dritto al cuore.

Elisa Cuozzo

 


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