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Recensione di: Harry Potter e i Doni della Morte: Parte I

16/11/2010 | Recensioni |
Recensione di: Harry Potter e i Doni della Morte: Parte I

Siamo all’inizio della fine. Con Harry Potter e i Doni della Morte: Parte I, si conclude la saga dei record! Sono passati dieci anni da quando il grande schermo ha reso celebri le avventure di un piccolo maghetto occhialuto e un po’ “sfigato”, uscito fuori dalla mente e la penna della ormai scrittrice più ricca del pianeta, J.K Rowling. Chi aveva l’età di Harry quando apparve per la prima volta, ha condiviso con lui una sorta di crescita, chi, invece, era un leggermente più adulto ha tratto beneficio da un’inevitabile ritorno all’infanzia. Lungo il cammino si sono succeduti diversi padri-registi (Chris Columbus, Alfonso Cuaròn, Mike Newell e David Yates), che ne hanno sviluppato le diverse fasi emotivo-drammaturgiche con stili inevitabilmente differenti, cosa che ha inviperito i  fans della “carta”, pronti a trovare quel cavillo nella sceneggiatura che ineluttabilmente c’è (e questo è innegabile!), quando si deve trasporre un’opera letteraria. Ma non è questo il punto. Nei precedenti film, tralasciando i primi due che Columbus (abilissimo nei racconti per bambini!) ha reso appieno nel totale rispetto dei libri, ci sono state effettivamente delle cadute vertiginose verso la troppa reinterpretazione della trama; l’ultimo in ordine di tempo è “Harry Potter e il Principe Mezzosangue”, proprio di David Yates. Ma stavolta il regista degli ultimi tre libri della saga ha finalmente centrato il bersaglio. La scelta di dividere in due parti il capitolo conclusivo ha indubbiamente agevolato ma non per questo dilatato il racconto. La storia “sconfina”! Stavolta, infatti, i protagonisti non trascorrono la maggior parte del tempo all’interno delle mura protettive del castello della scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, ma, bensì, nella solitudine e pericolosità del mondo esterno, intraprendendo un lungo viaggio verso l’autodeterminazione di una sconfitta o vittoria. E’ proprio questa apertura all’esterno, aspetto che ha reso paradossalmente il libro meno interessante dei precedenti, ad aver prodotto un film sostanzialmente più godibile e meno imbavagliato, supportato da effetti speciali che raggiungono dei livelli di verosimiglianza ed integrazione assolutamente ineccepibili. Le opinioni degli spettatori arriveranno puntuali e diversificate come sempre, ma questo non farà che agevolare il successo della pellicola al box office… Staremo a vedere!


Serena Guidoni
 

 


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