Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all'uso dei cookie.

Il Castello nel Cielo - Recensione

25/04/2012 | Recensioni |
Il Castello nel Cielo - Recensione

Terzo lungometraggio d’animazione diretto da Hayao Miyazaki, “Il Castello nel cielo” è il primo frutto del sodalizio con l’amico Isao Takahata col quale nel 1985 fonda lo Studio Ghibli, dal nome del caldo vento del Sahara.
Uscito nel 1986 il film non riuscirà per un soffio a replicare il successo al botteghino di “Nausicaä della Valle del Vento”, che due anni prima aveva incassato un miliardo di Yen, ma riuscirà comunque a dare quella solidità economica e quella convinzione essenziali per proseguire un progetto contraddistinto da un elevata qualità tecnica.
Già arrivato in Italia nel 2004 nella versione DVD distribuita dalla Buena Vista, viene oggi proposto sul grande schermo grazie all’accordo tra lo Studio Ghibli e la Lucky Red, che ne ha acquistato i diritti e punta a distribuire i Italia tutti i titoli dello studio.
E’ la storia di due ragazzi, Sheeta e Pazu,  del loro incontro casuale, della loro intensa amicizia, della dedizione caparbia ed ostinata ai sogni e alla speranza. Entrambi orfani, i due si incontreranno dopo la fuga di Sheeta dall’aeronave che la vede prigioniera, l’esercito e i pirati sono decisi a impossessarsi del ciondolo che la ragazza porta al collo; il suo incredibile potere permette di vincere la forza di gravità e localizzare la leggendaria isola fluttuante di Laputa, che nascosta tra le nuvole, custodisce inestimabili tesori. Finita tra le braccia di Pazu, Sheeta è l’ultima discendente della famiglia reale che governava Laputa in un lontano passato, ha conservato solo alcuni racconti  sfocati delle sue origini ma i suoi natali sono ben conosciuti da Muska, anch’egli discendente dalla stessa famiglia, e che oggi lavora per il governo e per l’esercito coltivando in segreto il desiderio di ricongiungersi con l’ancestrale isola fluttuante per carpirne il potere e dominare gli esseri umani.
Ispirandosi liberamente a “I viaggi di Gulliver” di Jonathan Swift, Miyazaki compone un piccolo capolavoro in cui si intrecciano i riferimenti letterari, da Jules Verne a “L’Isola del Tesoro” di Stevenson, e in cui l’autore si diverte a citare se stesso riproponendo una coppia di ragazzi che per caratteri ricorda quella già vista nella serie tv “Conan ragazzo del futuro” (1978) e dove il robot, già omaggio a quello presente nel film “Le Roi et l’Oiseau” (1979) di Paul Grimault, e l’ingegnere “baffone” che vive nella pancia del dirigibile tra ingranaggi e lattine d’olio, vengono ripresi da episodi della seconda serie di Lupin III da lui stesso diretti.
Appassionato sin dall’infanzia di volo e velivoli, Miyazaki dissemina “Il castello nel cielo”, come ogni sua opera, di stravaganti mezzi di locomozione che tra cielo e terra coinvolgono i protagonisti in situazioni spericolate. Persino i titoli di testa finiscono per affascinare lo spettatore coinvolgendolo in quel gioco di citazioni sublime e divertente dove l’autore stavolta mostra macchine volanti realizzate nello stile delle litografie come omaggio a un archeologia fantastica a metà tra il futuribile e il retro che rimanda alle incisioni che illustravano proprio i romanzi di Jules Verne.
Ironico ed avvincente “Il Castello nel cielo” commuove i bambini ed incanta i più grandi ponendo l’accento sul rispetto della natura, tema caro all’autore, e sullo stillicidio che gli uomini fanno del loro habitat. Da sempre scettico su scienza e tecnologia e sull’uso che l’uomo e fa, Miyazaki mostra anche il proprio pessimismo sul futuro dell’umanità, sulla ricerca spasmodica di potere, sull’uso della violenza, l’avidità e l’ingiustizia, portando la speranza nell’animo e nelle azioni di piccoli protagonisti, testardi ed eroici, che come la piccola Sheeta si dimostrano solo all’apparenza fragili per essere in fine altruisti e combattivi.
“Voglio raccontare – dice l’autore – una storia sulla dedizione e il dono di sé, per toccare il cuore dei bambini trafiggendo lo strato di ironia e di rinuncia che lo avvolge. Il Castello nel cielo sarà un‘opera utopica e si riannoderà alle origini stesse del cinema d’animazione, che tutto è tranne divertimento minore. Sostanzialmente perché i grandi film per bambini piacciono a tutti”.

Daniele Finocchi

 


Facebook  Twitter  Invia ad un amico  Condividi su OK Notizie 
 

Notizie in evidenza

Collabora con Voto 10
Seguici su Facebook Seguici su Google Plus Seguici su Twitter
Seguici su YouTube Registrati alla nostra Community Abbonati al nostro feed rss

I CINEMA DELLA TUA PROVINCIA

Advertising   Chi siamo   Collabora con Noi   Cookie Policy   Privacy   Termini e Condizioni d'Uso   Web TV  
 
Cerca
powered by Roma Virtuale :: Web Agency