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Recensione di Workers - Pronti a tutto

10/05/2012 | Recensioni |
Recensione di Workers - Pronti a tutto

Disposti a tutto pur di lavorare! Disoccupati o precari, oggi bisogna essere per forza così.
Non più lavoratori, meglio Workers, come il nome di un’agenzia di lavoro “interinale” (eh già oramai solo quelle ti trovano un lavoro!): “Sandro & Sandro” (perché suona meglio).
In realtà i due si chiamano Sandro (Michelangelo Pulci) e Filippo (Alessandro Bianchi) e se ne vedono passare davanti agli occhi di tutti i colori. Persone di ogni tipo a caccia di un impiego. I due si imbattono talvolta in storie eclatanti che è impossibile non raccontare. I due soci inizieranno i loro racconti in ufficio e li finiranno a cena con due belle ragazze. Seguiamo così tre storie di lavori che nessuno vorrebbe fare ma che qualcuno “pronto a tutto” si presta a svolgere.
La prima storia è “Badante” e vede protagonista Giacomo (Alessandro Tiberi), un giovane adulto mai cresciuto che vive alla giornata finché il padrone di casa lo minaccia di sfratto. A quel punto è costretto ad accettare un lavoro da badante. Ma il peggio deve ancora venire: deve occuparsi di Mario Spada (Francesco Pannofino), un invalido arrogante, volgare, strafottente, vizioso, attaccabrighe, amante degli eccessi. Per Giacomo sarà una delle prove più difficili della sua vita.
La seconda storia, “Cuore tenero”, segue le disavventure di Italo (Dario Bandiera), innamorato non corrisposto di Tania (Daniela Virgilio) almeno fino a quando la ragazza, che nutre una vera passione per i medici, per un equivoco, non crede che Italo sia un chirurgo. Ma il giovane non è un dottore, sebbene abbia un camice e un cercapersone: in realtà lavora in un allevamento di tori, è un prelevatore di campioni genetici di esemplari da riproduzione. Ora, complici le attenzioni di Tania, Italo deve nascondere il suo vero lavoro. Ma le bugie si sa, hanno le gambe corte.
La terza storia, la più incredibile, è “Il trucco”. Sandro e Filippo la raccontano a Eva e Eleonora, due splendide ragazze che accettano il loro invito a cena. La protagonista è Alice (Nicole Grimaudo), giovane truccatrice precaria in difficoltà. L’unico impiego che l’agenzia Workers riesce a trovarle è come truccatrice di cadaveri in un’agenzia di pompe funebri. Proprio nel nuovo posto di lavoro, Alice s’imbatterà nel giovane siciliano Saro Tartanna (Paolo Briguglia), figlio del superlatitante Don Ciccio (Nino Frassica), che si presenta all’agenzia per piangere la moglie defunta Samantha. Ma per uno scherzo del destino Alice è la sosia perfetta di Samantha. Per Alice si aprirà così una nuova opportunità di lavoro: impersonare una defunta!
Un’amara constatazione in apertura: la presenza di precari e disoccupati nel cinema italiano continua esponenzialmente ad aumentare riflettendo, ahimè, il cambiamento nel mercato del lavoro “reale”. Il lavoro raccontato ancora una volta “in sua assenza”, ridendoci su, se possibile. E proprio questi sono gli ingredienti scelti per Workers – Pronti a tutto: una buona dose di ironia, la giusta quantità di leggerezza, un pizzico di sfumature grottesche, et voilà, il dramma della disoccupazione in tempi di crisi è servito in salsa di commedia. Dietro il progetto c’è Lorenzo Vignolo che, partendo da un’idea del soggettista Galliano Juso e con l’aiuto dello sceneggiatore Stefano Sardo, fa diventare film tre buffe e anche un po’ grottesche storie di disoccupati.
L’italica arte di arrangiarsi è declinata in tutte le sue forme, ma, dietro una situazione sempre più disperata per giovani e meno giovani, uomini e donne, laureati e non, si allunga davvero un’ombra nera. Il primo articolo della Costituzione italiana recita “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”. La domanda immediata che sorge oggi è “Quale?”. Quale lavoro, quale futuro (anzi quale presente), quale dignità? La risposta ce l’abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni. Il film di Vignolo racconta questa realtà restituendoci un ritratto divertente ma allo stesso tempo impietoso di tanti giovani che devono rimboccarsi le maniche rinunciando ai sogni. Certo, sdrammatizzare fa sempre bene e gli attori chiamati a farlo sono tutti bravi: a cominciare da un Francesco Pannofino dai lampi mefistofelici, a un Dario Bandiera “raccoglitore di sperma di tori”, per finire con una Nicole Grimaudo truccatrice che diviene attrice in un episodio dai lontani echi pirandelliani.
Il ritmo è buono e i sorrisi non mancano insieme a un pizzico di cinismo nella scena finale.
Il presente è duro, il futuro è un grosso buco nero e forse conviene davvero sdrammatizzare.
Ma una risata basterà?

Elena Bartoni
 

 


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