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Intervista esclusiva a Roan Johnson, regista de I Primi della Lista

13/06/2012 | Interviste | |
Intervista esclusiva a Roan Johnson, regista de I Primi della Lista

In occasione della prossima presentazione de I primi della lista (film che racconta la storia realmente accaduta nel giugno 1970 del tragicomico tentativo di fuga dall’Italia di Pino Masi, cantautore pisano autore di canzoni di lotta, e dei compagni Lulli e Gismondi convinti di sfuggire a un imminente golpe militare) come pellicola d’apertura del Kino Village a Roma il prossimo 15 giugno, abbiamo intervistato il giovane regista Roan Johnson che ha simpaticamente e gentilmente risposto al nostro “fuoco” di domande:

Cosa ti ha affascinato di questa storia per farci un film?
R. J.: Diversi elementi hanno catturato la mia attenzione. Temi come gli anni ’70, l’amicizia, la fuga, temi che mi appartenevamo molto. Ma anche il fatto che la storia fosse ambientata a Pisa mi piaceva molto. Io sono cresciuto a Pisa e la storia ha molti punti di contatto con elementi che sono tipici della città, come la follia e l’ironia pisana. In città la storia si è tramandata ed è diventata una sorta di leggenda metropolitana. Nonostante fosse una storia “piccola”, con la sua leggerezza e ironia descriveva molto bene un periodo preciso storico, quel “post-Piazza Fontana” un momento in cui si affacciavano le paure di atti di forza come un colpo di stato, paure di atti violenti che sarebbero sfociate nelle tensioni degli anni di piombo. Ma allo stesso tempo c’erano ancora gli ultimi sprazzi di ingenuità, la carica gioiosa e immaginifica del ’68, una purezza tipica del periodo prima della strage di Piazza Fontana.
Il film è una sorta di “zona di confine” tra due mondi che si stanno scontrando. Non era mai stato fatto un film del genere e la storia, essendo una storia vera si prestava molto, non avevamo bisogno di sforzarci per renderla buffa, era già una storia molto buffa. La storia ha in sé “in nuce” il potenziale di una svolta fondamentale.  

R32;R32;Il film è ambientato negli anni ‘70, ma durante la visione ci si accorge che potrebbe essere ambientato tranquillamente ai nostri giorni. Concordi?
Abbiamo cercato di tirare fuori il più possibile temi che ci potessero rimandare all’oggi. Il tema della fuga è come uno specchio ribaltato dell’oggi. Negli anni ’70 i giovani scappavano perché avevano paura che la società potesse essere scossa da un cambiamento violento, oggi si fugge perché si vive in uno stato di impasse, di sabbie mobili, si ha paura di rimanere ingabbiati dentro una palude. Anche lo spunto della paura che i giovani vivono è molto attuale, ma negli anni ’70 si aveva paura che sarebbe arrivato un cambiamento violento, oggi invece c’è la paura che nulla cambi. I giovani degli anni ’70 avevano paura di un regime che avrebbe preso il potere per molti anni e a noi piaceva l’idea che queste battute potessero essere verosimili anche oggi.R32;R32;

Dovendo ingabbiare il film in una categoria, come lo definiresti? Una commedia? Un road-movie?
La sfida della storia è che si muove su un crinale dove da una parte c’è tensione, paura, fuga, quindi gli elementi del road movie pieno di azione, dall’altra c’è un tono buffo da commedia che nasce però dalla paura e dal dramma. In fondo questa è una delle radici della commedia all’italiana più nobile, quella gloriosa di firme come Age e Scarpelli. Quella commedia nasceva da un confitto reale, da un dramma forte. Poi c’è stata una degenerazione, si è fatto un tipo di commedia che non nasce da un conflitto, da un disagio, da un’urgenza. La cosa bella della storia è che riesce a parlare di un momento drammatico in maniera divertente. Il film rispetto alla commedia italiana ha delle caratteristiche che lo fanno spostare in un altro territorio, perché la commedia italiana ha personaggi più consapevoli di sé, se vogliamo più cinici e talvolta cattivi. I tre protagonisti della storia sono invece degli ingenui che in fondo, però, avevano ragione. In questo senso il film esce dai canoni dei personaggi della commedia attuale.  
In questi momenti in Italia c'è una fuga dalla 'politica'.

Dove avresti visto oggi i protagonisti del film?
Non è facile rispondere. I tre protagonisti oggi dove sarebbero? Devo dire che la realtà di Pisa dove è ambientata la storia era molto particolare, la città all’epoca era impregnata di politica e lo erano sia il movimento studentesco, sia quello operaio, non c’era una casa, una strada, una piazza, un bar dove non si parlava di politica. La voglia di costruire un sogno era all’ordine del giorno, c’era una scintilla molto viva. Oggi si parla molto meno di politica, c’è una sorta di idea per cui la politica è una cosa brutta da cui stare lontani.

Come è stato lavorare con Claudio Santamaria?
Claudio è stato una vera sorpresa in positivo, si è messo al servizio del film, è un grande lavoratore, gli piace provare e riprovare le scene. Devo dire che essendo l’unico attore famoso dei tre ha molto aiutato gli altri due protagonisti che sono degli esordienti con poca esperienza, li ha davvero aiutati tantissimo. 

R32;R32;Dalla televisione, al cinema, ai libri. Quale è la tua vera identità?
Io sono nato come sceneggiatore che è lo stadio precedente a un bivio in cui dovevo scegliere due strade. Io le ho scelte tutte e due: sia la scrittura, scrivendo il mio romanzo, sia il cinema, girando il mio primo film. Mi piacerebbe continuare così e percorrere tutte e due le strade. I cinema è più divertente e stai meno solo, c’è un lavoro di squadra e scorre molta adrenalina, mentre per un romanzo lavori da solo, è come una maratona in solitaria. Ora ho un po’ il blocco da secondo film, per paura di un passo falso dopo un primo film accolto così bene. Allora, nel frattempo, mi sono rimesso a scrivere. R32;R32;

Quello che stai dicendo è in parte la risposta alla domanda successiva che forse ti faranno sempre, sui tuoi progetti futuri.
Continuo a pensare quale dovrà essere il mio secondo film, ma è un passaggio importante, ho tante idee. In questi casi si creano aspettative psicologiche e paure di non essere all’altezza e di deludere. Avendo tempo mi prenderei due o tre anni, ma speriamo che arrivi presto l’idea giusta per il secondo film.

R32;R32;I primi della lista verrà proiettato al Kino Village 2012 come film d'apertura. Una bella soddisfazione dopo la presentazione ufficiale al Festival Internazionale del Film di Roma.
Molto, perché per me presentare il mio film al Kino Village è come tornare a casa. Il film ha girato molto, tornare al Kino che è un’isola del cinema indipendente, è un po’ come portare il film nel suo posto ideale. Sono contento di “chiudere il giro” tornando al Kino, lì ci sarà l’occasione di un bel dibattito con persone e colleghi che lavorano in questo mondo. E’ come finire il giro nel festival permanente del film indipendente.


R32;La nostra testata si chiama “Voto 10”. Ci dici quale è il tuo film da Voto 10?
Dunque non è facile indicarne uno. Del passato certamente 8 e ½ di Fellini, è sempre un piacere incredibile rivederlo. Tra i film più recenti posso citare Se mi lasci ti cancello, cattivo titolo italiano di un bel film. Restando però al cinema italiano e pensando al recente Festival di Cannes e al premio a Garrone, certamente ricorderei L’imbalsamatore, un film che ha un significato particolare per me. All’epoca della sua uscita stavo frequentando il Centro Sperimentale di Cinematografia e andai a vederlo con i ragazzi del Centro. E’ un film che ha una grande carica e devo dire che invecchia davvero benissimo.

Elena Bartoni

 


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