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Recensione di “Non è un paese per vecchi”, questa sera alle 23:10 su Rai 4

09/01/2013 | Oggi in TV
Recensione di Non è un paese per vecchi, questa sera alle 23:10 su Rai 4

Oscar, anno 2008. Miglior film, Miglior regia, Miglior attore non protagonista e Miglior sceneggiatura non originale: questo il bottino di statuette portato a casa da “Non è un paese per vecchi”, capolavoro dei fratelli Joel ed Ethan Coen ritornano a dirigere una pellicola noir. “Non è un paese per vecchi” è tratto dall’omonimo romanzo di Cormac McCarthy, ambientato in Texas, e racconta di una sanguinosa vicenda di un uomo che per caso s'imbatte in una serie di assassinii, in una cospicua partita di droga e in 2,4 milioni di dollari in contanti.

Pellicola cruda e spietata, dove non manca il solito black humor, con il quale i fratelli Coen giocano fin dalle loro primissime opere, “Non è un paese per vecchi” non lascia un attimo di respiro allo spettatore, che ha la possibilità di godere di un film dal ritmo serrato, che non precipita mai in momenti di stallo, grazie all’ingrediente magico di questo film: la follia (in questo caso specifico la follia di tutto il genere umano). Del resto il personaggio più celebre dell’opera è proprio quello del sanguinario e misterioso killer interpretato da Javier Bardem, che Hollywood ha consacrato, come detto, con un Aademy Awards, per lasciarlo ai posteri.

Come capeggia in alto nella locandina, “Non è un paese per vecchi” è una pietra miliare, un film che ha rilanciato al cinema (e forse anche nelle serie tv) temi come la morte, la violenza gratuita, l’amore e l’umanità. Non è un caso che, nonostante il film sia stato molte volte accusato di mostrare la barbarie umana, andando a fondo nella narrazione, si scopre un cinema profondo, morale e moralizzante.

I Coen non hanno voglia di raccontare la realtà così com’è, ma hanno desiderio di mostrare la realtà così come è percepita dai loro occhi. E la realtà è cruda, folle, spettacolare, eccessiva in tutto e forse per salvarsi (se c’è la possibilità di una salvezza spirituale) bisogna solo avere fortuna e vincere una partita a testa o croce.

Davide Monastra 

 

 


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