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Recensione di: Frozen

24/03/2011 | Recensioni |
Recensione di: Frozen

Il giovane, ma tutt’altro che esordiente, regista Adam Green (autore dell’interessante horror “Hatchet” e del successivo “Spiral”), scrive e dirige “Frozen”, appassionante thriller sviluppato secondo la logica dell’istinto di sopravvivenza di un gruppo di sventurati intrappolati in una situazione limite. Dando anche solo una fugace occhiata alla trama, non si può non pensare ad “Open Water”, film low budget del 2003 diretto da Chris Kentis, benché in questo caso l’elemento naturale non è l’acqua ma la neve. Due giovani provetti snowboarder e un’apprendista sciatrice, rimangono bloccati sulla seggiovia durante la loro ultima discesa. Da un’iniziale calma per l’ovvia risoluzione del problema, a poco a poco i ragazzi si rendono drammaticamente conto che dovranno trovare loro stessi il modo per salvarsi. Alla presenza minacciosa di lupi famelici, si aggiunge l’inevitabile congelamento, in alcun modo arginabile. In spazi angusti e situazioni limite, negli ultimi anni il cinema internazionale ha trovato la sua miglior espressione, con canali e contesti tutt’altro che scontati. Che siano circostanze realmente accadute come, ad esempio, nel già citato “Open Water” e nel recentissimo “127 ore” di Danny Boyle, o che siano storie di finzione (ma in fondo neanche troppa!) come in questo caso o in “Buried – Sepolto” di Rodrigo Cortés, gli sceneggiatori dimostrano una grandissima maestria nel mantenere la tensione dello spettatore sempre a livelli molto alti, con un crescendo di colpi di scena, degni del più alto genere suspense (senza voler scomodare per forza Alfred Hitchcock). In un ambiente circoscritto può accadere di tutto ed è questo il pregio di questa nuova ondata di cinema che si serve di una scrittura ottima e di pochi investimenti per realizzarla.

Serena Guidoni

 


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