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Una donna per amica - Recensione

26/02/2014 | Recensioni |
Una donna per amica - Recensione

“Può darsi che io non sappia cosa dico scegliendo te una donna per amico ma il mio mestiere è vivere la vita che sia di tutti i giorni o sconosciuta” cantava Lucio Battisti qualche decennio fa e oggi sullo stesso argomento si esercita Giovanni Veronesi cambiando solo una vocale al titolo del celebre brano del Lucio nazionale. Una donna per amica vede il regista toscano tornare al tema dei suoi Manuali d’amore per giocare ancora con l’eterno dilemma se sia possibile una vera e disinteressata amicizia tra uomo e donna. Certo, a un uomo verrebbe da rispondere negativamente alla domanda, soprattutto se, come in questo caso, la donna-amica ha le fattezze della splendida modella-attrice francese Laetitia Casta. Il protagonista del film, un avvocato (anche consigliere comunale) Francesco (Fabio De Luigi) ha un’amica, Claudia (la Casta), una giovane veterinaria con cui c’è grande complicità. I due si divertono, Claudia entra ed esce da casa di Francesco quando vuole, è libera, vitale, sensuale. Un giorno però la ragazza si innamora di Giovanni (Adriano Giannini) una guardia forestale che decide si sposare senza pensarci troppo. Nel frattempo Francesco si consola con la collega consigliera comunale Lia (Valentina Lodovini). Ma proprio quando Francesco e Lia stanno per andare a vivere insieme, Claudia si presenta a casa dell’amico con il cuore in pezzi perché il suo matrimonio si sta rivelando molto infelice. Francesco è pronto a consolarla ma non potrà evitare di chiedersi se la sua è vera amicizia. Commedia dei sentimenti perduti, manuale del rimpianto, romantica digressione che si muove sul delicato e sfumato confine che in molti casi divide amicizia e amore, tutto questo è Una donna per amico, film con cui Veronesi torna a qualcosa di meno ambizioso rispetto al recente L’ultima ruota del carro con cui aveva aperto l’ultimo Festival del Film di Roma. Se infatti di quel film in molti avevano apprezzato lo sforzo di fare qualcosa di diverso da tanto suo cinema precedente, qui Veronesi sembra fare un passo indietro. La digressione sentimentale (il film è scritto a quattro mani da Veronesi con il fedele Ugo Chiti) manca di mordente (siamo ben lontani dalle schermaglie tra Billy Crystal e Meg Ryan nell’immortale Harry ti presento Sally) e si appiattisce un po’ sull’eterna questione enunciata dal titolo mantenendo oltretutto un punto di vista prettamente maschile sulla questione. I pensieri e le riflessioni sul tema portante infatti riflettono esclusivamente ciò che un uomo dice-pensa-fa quando si trova ad aver a che fare con una donna per amica. Tutto sommato però, qualcosa si salva. Tra le cose migliori c’è l’impagabile bellezza della terra di Puglia colta negli angoli più belli della costa salentina e negli scorci di vicoli e palazzi di città-gioiello come Trani fotografati sapientemente dall’obiettivo di Arnaldo Catinari. Ma la vera luce del film è data dalla splendida Laetitia Casta, una donna capace di unire freschezza e simpatia con una spontanea e quasi selvaggia sensualità. La sua presenza illumina una storiella lieve e breve (solo 88 minuti) fatta di siparietti sentimentali costellati di intermezzi comici. E sono questi ultimi a funzionare meglio grazie al contribuito di attrici dalla indiscutibile verve comica come Virginia Raffaele e Geppi Cucciari. La prima nei panni di un’insegnante di surf dalla parlata iperveloce e la seconda nei panni di una donna incarcerata perché ha tentato di evirare il marito, danno quel pizzico di verve in più a una commediola che richiama alla lontana quel filone sentimentale anni ’80 alla Nuti (con il quale Veronesi ha confessato di aver partorito originariamente l’idea di un film su questo tema tanti anni fa). E nessuno forse più di Fabio De Luigi poteva incarnare quel particolare tipo di “uomo satellite” destinato a girare per anni intorno per anni a una presunta “donna-amica” ignara, più o meno consapevolmente, che quell’amico nutra un sentimento più profondo per lei. “Questo Paese mette ansia sui sentimenti”, la battuta più bella del film è affidata alla bella Casta. E’ il succo della pellicola e la sua morale, sottoscritta in pieno dal regista, un dito accusatorio puntato sulla nostra Italia, un luogo che mette ansia in materia di relazioni amorose e matrimoni con quel tentativo continuo di incasellare i rapporti in categorie rigide e predefinite. Ma la vita si sa, è un’altra cosa. Con buona pace di “regole dell’amico” e “Friend Zone”.

Elena Bartoni

 


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