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In nomine Satan - Recensione

24/04/2014 | Recensioni |
In nomine Satan - Recensione

In nomine Satan, esordio alla regia dell'attore Emanuele Cerman, doveva essere un progetto nato per il piccolo schermo, che ha subito un cambio di regia in corsa e che parte dalle pagine di cronaca nera per poi addentrarsi in un thriller dai risvolti drammatici sullo sfondo delle Bestie di Satana.

Due agenti dell'antidroga ritrovano un ragazzo e una ragazza sotto shock e vicini all'overdose a causa di alcool e psicofarmaci. I due si ritroveranno coinvolti nell'omicidio di Angela De Rosa, loro amica, nonché ex fidanzata del ragazzo.

Da qui partono le indagini che spingono la pellicola ad inoltrarsi nelle realtà sataniste e ad un massacro senza apparente logica. Il regista decide così di raccontare la vicenda anche e soprattutto dal punto di vista del dolore che i fatti hanno portato a decine di famiglie.

Infatti, fin da subito è chiaro che il taglio voluto dare da Cerman alla pellicola non è quello di un vero e proprio horror o thriller, ma di un film drammatico con tutte le caratteristiche del caso, a tratti più vicino ad un poliziesco che a qualsiasi altro film di paura.

Purtroppo però In nomine Satan paga proprio questo essere in bilico tra diversi generi, cercando in tutti i modi di coinvolgere lo spettatore, ma allo stesso tempo avvicinarsi con rispetto ad una questione delicata.
Il problema principale della pellicola, poi, sta nel ritmo e in un montaggio che non riesce a nascondere i difetti della prosa e a coinvolgere in maniera continua lo spettatore.

Certo non si può non apprezzare il coraggio nella scelta di una tematica così controversa e complessa, la scelta di inserire delle sequenze oniriche che danno valore ad un opera che nel suo sottotesto ha un valore fortemente simbolico, ma il tutto difficilmente riuscirà ad insinuarsi sotto la pelle dello spettatore.

Probabilmente con un budget superiore il film, sebbene crei dei momenti disturbanti e destabilizzanti, sarebbe riuscito ad essere più incisivo, lasciando qui un senso quasi di incompiuto e una generale pesantezza man mano che ci si avvicina all'epilogo. Per essere un debutto e per la travagliata lavorazione, però, il risultato è quanto meno accettabile.

Sara Prian

 


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