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Un amico molto speciale - Recensione

03/12/2014 | Recensioni |
Un amico molto speciale - Recensione

Non c’è Natale (cinematografico) che si rispetti senza una favola di buoni sentimenti, con tutto ciò che serve: Babbo Natale, i bambini, i regali, la slitta, i tetti, le città illuminate a festa.
Non sfugge a questa tradizione Un amico molto speciale (banale e buonista traduzione del titolo originale Le père Noël) diretto da Alexandre Coffre (che nel 2012 ha firmato la commedia Tutta colpa del vulcano), delicata storia di un’amicizia particolare tra uno strano Babbo Natale e un bambino in attesa dei suoi doni.
La storia si svolge tutta in una notte, quella della vigilia di Natale. Antoine, sei anni, ha una sola idea in mente: incontrare Babbo Natale e fare un giro in slitta con lui tra le stelle. Così, quando Babbo Natale gli ‘piove’ come per magia sul balcone, il piccolo è troppo meravigliato per capire che sotto il classico costume rosso e bianco si nasconda in realtà un ladro intento a svaligiare gli appartamenti dei quartieri alti di Parigi. Nonostante tutti gli sforzi del finto Babbo Natale per sbarazzarsi del bambino, i due finiranno per formare un’improbabile coppia in giro per i tetti della città, ognuno intento a realizzare il suo sogno in una notte magica.
Uno strano duo si aggira per i tetti di Parigi calandosi negli appartamenti della Parigi bene: un ladro in libertà vigilata che necessita di un incentivo a responsabilizzarsi e un bambino asmatico e molto vulnerabile in cerca del suo papà defunto che (forse) si trova su una stella.
Gli stereotipi ci sono tutti, redenzione morale compresa.
In effetti, la commedia, pensata e realizzata per commuovere e divertire i palati dei più piccoli (e forse anche di qualche adulto particolarmente sensibile alle storie piene di buoni sentimenti), ha la sua ragione di esistere solo perché è completamente immersa nel clima natalizio.
E così la necessità di lasciarsi coinvolgere da quel Babbo Natale così curioso che sostiene di rubare l’oro per alimentare la sua slitta, si trasforma in ‘bisogno di credere’ per non lasciarsi cadere nella tristezza dei sogni solitari. D’altro canto quel ‘Babbo bastardo’ vive la necessità di raccontare storie e giocare con la simbologia più classica del Natale (conducendo il bambino in un mondo incantato e chiamandolo “folletto”, nominando un delinquente che lo minaccia "l’uomo nero", facendo passare una ballerina come sua agente, mostrandogli una slitta racchiusa in un magazzino di un teatro) solo per sopravvivere in stato di libertà vigilata.
Due anime solitarie e in modi diversi ferite dalla vita che non vogliono crescere: Antoine continua a credere a Babbo Natale perché vuole andare in cielo a ritrovare il suo papà, mentre il ladruncolo da quando è uscito di prigione non è riuscito a ricostruirsi una vita. Dopo questa notte uno accanto all’altro, i due troveranno una nuova forza: il bambino “accetterà  il suo dolore e delineerà il suo avvenire” (sono parole del regista) e l’adulto si responsabilizzerà e “riparerà il suo passato”.
Ormai investiti in pieno, volenti o nolenti, dal clima natalizio che avvolge le nostre città, riusciamo ad apprezzare il film proprio per quello che è: un favola moderna il cui valore aggiunto è quel visino dolce ed espressivo del suo piccolo protagonista Victor Cabal ben affiancato dal bravo Tahar Rahim (noto per i suoi ruoli in film seri e pluripremiati come Il profeta di Jacques Audiard e Il passato di Asghar Farhadi).
Un finto Babbo Natale che rende veri i sogni di un bambino regalandogli una notte di avventure e un aiutante folletto (che non soffre di vertigini) capace di arrampicarsi sui tetti di una Parigi magica e ammaliante. Basato su questo incontro vincente, il film ha in effetti diverse frecce al suo arco: una fotografia curata che regala una Parigi addobbata e più scintillante del solito, una colonna sonora accattivante (su cui spicca il brano Bonfire Heart di James Blunt scelto come accompagnamento di una delle scene più riuscite del film, il giro in bicicletta dell’improbabile coppia per le strade della Ville Lumière) e due interpreti perfetti, insomma una confezione di sicura presa per gli scaltri produttori del film-fenomeno Quasi amici.
Un amico molto speciale è una favola per famiglie buonista e magica che, pur mancando di originalità e abbondando di cliché, può far bene al cuore e soprattutto riaccendere la voglia di sognare.
Almeno per una notte.

Elena Bartoni 
 

 


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