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Recensione di Cursed

11/09/2010 | Recensioni |

Non stiamo, per fortuna, parlando dell’ omonimo (in Occidente) film diretto da Wes Craven nel 2005, pellicola tanto travagliata nella gestazione quanto discutibile nei risultati, ma di un piccolo e memorabile horror nipponico diretto da Yoshihiro Hoshino. Protagonista è la giovane Ryoko che nel fare un inventario all’ interno di un minimarket avverte strane presenze e nota che i proprietari si comportano in modo stranissimo. Poi, in un susseguirsi di orrore, chiunque faccia acquisti in quel luogo verrà ucciso da entità soprannaturali. Perché? Di tutti i film del nuovo J-Horror da me visionati finora, da Ringu a Ju on, questo è l’ unico che non mi abbia fatto rimpiangere gli euro spesi, il solo durante il quale il termine “paura” (almeno come io lo concepisco) sia penetrato nella mia mente. E il motivo sono altre due parole balenatemi nella testa istintivamente: Dario Argento. Campanilismi a parte, le pellicole orrorifiche giunte di recente dall’ Estremo Oriente non riescono mai a iniettarti quel disagio che dovrebbe accompagnarti anche quando, dopo il finale, dovrai entrare in una stanza buia e il ricordo di quel che hai visto ti farà esitare. Le singole sequenze sono magari potenzialmente terrificanti ma lo spavento non permea l’intera vicenda, l’esposizione in primo piano degli spettri lungocrinuti lascia indifferenti, spesso l’ empatia per i personaggi e l’ identificazione con loro è troppo scarsa perché si possa tremare quando il male li colpirà (vedi Ringu). Cursed si distingue in toto proprio perché erede della lezione sulla paura che il nostro”Argento degli anni d’ oro” ci ha insegnato fra il 1975 e il 1980. Su tutto aleggia la sensazione che a muovere i fili dell’orrore sia un male immanente e non identificabile (impossibile nella scena del massacro non pensare a come la Morte uccida in Inferno), la violenza può essere mostrata in modo esplicito come fonte di paura perché il terrore nasce dal non sapere chi o cosa la stia compiendo e perché (la seconda uccisione rimanda magistralmente ai delitti di Suspiria). Qui possiamo davvero immaginare che, tornando a casa di notte, troveremo in soggiorno qualcosa che ci attende nel buio. Da segnalare a parte il primo assassinio, senza sangue o violenza, ma a suo modo da brivido. Dispiace che il Dario nazionale abbia da tempo dimenticato il suo stesso insegnamento e che alla visione di tanti  sui lavori recenti come il pessimo Jennifer (si è già scritto molto su quel volto mostrato troppo spesso!) sia preferibile questo gioiellino. Uscito da noi direttamente in DVD.

 


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