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Anteprima romana di Perfetti sconosciuti, il nuovo film di Paolo Genovese

02/02/2016 | Interviste |
Anteprima romana di Perfetti sconosciuti, il nuovo film di Paolo Genovese

Anteprima romana questa mattina al Cinema Adriano per Perfetti sconosciuti, la nuova commedia diretta da Paolo Genovese interpretata da un cast che riunisce un gruppo di star del cinema italiano ad uno stesso tavolo durante una cena.
Il film è definito dallo stesso regista “ una commedia che racconta la vita segreta di tutti noi”.
Nel corso di una serata che riunisce un gruppo di amici, la padrona di casa Eva, a un certo punto si dice convinta che tante coppie si lascerebbero se ognuno controllasse il cellulare dell’altro. Parte così una sorta di gioco per cui tutti dovranno mettere il proprio telefono sul tavolo e accettare di leggere sms, chat, mail o ascoltare telefonate pubblicamente. Ma quello che all’inizio sembra un passatempo innocente diventerà man mano un gioco al massacro e si scoprirà che non sempre conosciamo le persone così bene come crediamo. 
    
Presenti a una divertente, goliardica e rilassata conferenza stampa (con un Giallini in vena di battute spontanee e irresistibili), il regista accompagnato dal cast al completo: Kasia Smutniak, Marco Giallini, Valerio Mastandrea, Anna Foglietta, Giuseppe Battiston, Edoardo Leo, Alba Rohrwacher. Accanto a loro, Giampaolo Letta Amministratore Delegato di Medusa Film e Marco Belardi per Lotus Production, produttori del film.
Perfetti sconosciuti uscirà nelle sale giovedì 11 febbraio in più di 500 copie distribuite da Medusa.

La prima domanda è per Paolo Genovese. L’idea del film, come hai detto, è nata da una frase di Gabriel Garcia Marquez che diceva che “ognuno di noi ha una vita pubblica, una privata e una segreta”. Ma quando ti è venuto questo ‘tarlo’ che ha a che fare con la vita di tutti noi, lo smartphone?
Paolo Genovese: “Non è proprio un tarlo, ma l’idea era di raccontare la vita segreta di tutti noi.  E per segreti non intendo solo amanti o tradimenti di varia natura, ma di tutto quello che vogliamo tenere nascosto, per diversi motivi, anche agli amici più cari. L’idea era interessante ma non riuscivo a trovare il modo per raccontarlo fino a quando non è venuta l’idea del cellulare. Questa idea del gioco del cellulare inizialmente doveva essere solo una scena e poi doveva essere abbandonato, ma poi tutti noi ci siamo detti: ‘E se diventasse l’idea di tutto il film?’. Più andavamo avanti e più funzionava. Evidentemente era uno strumento fertile per raccontare il nostro presente”.

Un’altra domanda per Genovese. Ad un certo punto, verso il finale del film, Marco Giallini dice ‘siamo tutti frangibili’, il finale è molto malinconico. Alla fine è vero che siamo tutti frangibili, tutti un po’ doppi?
Alessandro Genovese: “Il fatto che siamo tutti frangibili è molto vero, ma fino a circa vent’anni fa i nostri lati oscuri rimanevano custoditi dentro nelle nostre menti. Oggi se quella parte segreta viene messa dentro a un ‘oggetto’, dentro a un cellulare, quello diventa il nostro tallone di Achille, si siamo tutti più frangibili.

Una domanda per Genovese. Scrivendo il film avevate pensato a un impostazione teatrale?
Paolo Genovese: “Si, il film ha un’impostazione teatrale. L’impostazione era tenere queste persone intorno a un tavolo e far sentire il pubblico l’ottavo commensale a tavola, per questo abbiamo lasciato apposta il posto della fidanzata di Peppe vuoto. L’idea di impostazione iniziale era far sentire il pubblico a tavola con i personaggi”. 

Una domanda per gli attori. Il film esce alla vigilia di San Valentino, l’idea sottesa al film è: l’amore vince se si dice il meno possibile?
Kasia Smutniak: “Io San Valentino lo odio e per questo il film è perfetto”.

Marco Giallini: “Io invece amo San Valentino, lo aspetto per regalare il cuore dei Baci Perugina, poi se uno ama una quindicina di donne, è un problema suo, chi ama non perde mai. Amate e basta”.

Quanto c’è in questo film di Ettore Scola?
Paolo Genovese: “Di Scola e di quel modo di fare commedie mi piacerebbe avere quello che ci dovrebbe essere in una commedia. La commedia non è un film dove necessariamente si ride, dentro ci spesso anche riflessioni molto amare, nella commedia si alternano generi diversi. Rispetto alla grande commedia di Scola, questa è una commedia dove c’è anche il dramma. Mi piacerebbe che qui ci fosse questo, che è quello che c’è nelle commedie di Scola”.

Una domanda per Genovese. Come ha funzionato con la scelta dei ruoli? E’ stato chiaro fin da subito chi faceva chi?
Paolo Genovese: “Rispetto agli attori io sono orgoglioso di questo cast e, data la difficoltà di scrivere una sceneggiatura in tanti, in questo caso abbiamo provato a immaginare prima chi facesse cosa. Questo film è stato molto raccontato, addirittura abbiamo pensato fin dalla prima stesura ai nomi degli attori, chiamavamo i personaggi con i nomi degli attori”.

Interviene Valerio Mastandrea: “Con Paolo ho parlato molto prima del film ma in realtà lavorando con attori che conoscevo già, alla fine sono uscito sorpreso da questo lavoro. Se uno riesce a trovare una sintonia non solo insieme agli attori ma anche insieme al regista, sono stupito di averlo fatto”.

Una domanda per Edoardo Leo. Per te che sei uno che scrive, quanto e se avete aggiunto al lavoro degli sceneggiatori. C’è stato spazio per l’improvvisazione?
Edoardo Leo: “Poco, qui stavamo lavorando per un progetto che era molto solido con delle cose ben definite e poco spazio per l’improvvisazione. Qui è successa una cosa interessante: ci siamo liberati un po’ tutti dall’ansia che di solito accompagna il commento del lavoro altrui, ci siamo dati un sacco di consigli e ci siamo sentiti molto liberi”.

Una domanda per tutto il cast. Voi fareste mai un gioco di questo tipo come fanno i protagonisti del film?
Anna Foglietta: “No, perché lo trovo stupido. E’ scontato che si trovi qualcosa nel cellulare di qualcun altro. Quello che ha colpito me è un inno all’andare oltre la superficialità, un inno al dirsi le cose e prendere di petto le esistenze, magari non catartico ma utile per sviluppare una nuova consapevolezza nell’uso degli strumenti tecnologici. Quello che rende problematico la lettura di un messaggio o di una mail è come lo percepisce chi lo riceve. Penso che ci sarà una grande immedesimazione al cinema e magari potrebbe far pensare di farne un uso un pochino più consapevole”.

Per Genovese. Quante coppie pensi che resisteranno alla tentazione di fare questo gioco?
Paolo Genovese: “Noi volevamo fare un campagna pubblicitaria: non ci andate con la fidanzata. Qualcuno un pensiero lo farà ma sono considerazioni che faremo dopo”.

Sei stato il primo regista a utilizzare i social in maniera molto particolare. Ci hai fatto vedere le riprese in diretta.
Paolo Genovese: “Non si mettono in discussione i social ma viene fotografata una realtà, in questo caso solo un piccolo mezzo per raccontare delle realtà. Ma non è un film accusatorio”.

Ci potete dire qualcosa sulle coppie del film?
Anna Foglietta: “Sono stata felice di fare coppia con Valerio (Mastandrea), perché è riuscito a fare perfettamente questo uomo stanco, con lui abbiamo lavorato tanto per sottrazione. Sono stata felice anche di aver lavorato con le colleghe, ci siamo molto consigliate. Ci ha aiutato a dare un ‘quid’ in più alle nostre interpretazioni”.

Alba Rohrwacher: “Ho lavorato bene in coppia con Edoardo (Leo). Abbiamo lavorato in coppia ma quello che esternavamo era qualcosa di molto corale. La nostra coppia rappresenta un amore giovane e fresco che poi perde qualsiasi illusione”.

Edoardo Leo: “E’ vero, abbiamo lavorato in sequenza, tutte le sere a un orario allargato di una cena. Per alcuni di noi è cambiato il rapporto con gli gnocchi. Te li ritrovavi come stavano il giorno prima! Conoscendoci tanto con qualcuno di loro, ad esempio con Valerio, la distanza coi personaggi si assottigliava”.

Ci sono state manifestazioni di interesse per esportare il copione all’estero?
Giampaolo Letta: “Si, ci sono molte richieste, ci sono almeno cinque paesi interessati che ci hanno chiesto di fare un remake. Spagna, Francia, Germania e paesi del Sudamerica.

Interviene Marco Belardi sorprendendo anche gli attori: “Di questo film verrà fatto anche uno spettacolo teatrale. E un’altra cosa interessante è stata fatta: siamo andati al Teatro Belli e con giovani attori non famosi abbiamo ricreato prove di lettura intorno a un tavolo”.

L’ultima domanda è per Paolo Genovese. E’stata un’annata di cinema italiano sbilanciata sulle risate. Questa volta torniamo alla commedia più difficile di cui hai parlato prima. E’ questo il genere più difficile da praticare con misura, soprattutto per il cinema italiano?
Paolo Genovese: “La commedia è difficile perché è un genere complesso perché c’è dentro tanta roba. E’ vero che in Italia si fanno molti film comici e un po’ meno commedie. Ci sono molti autori come ad esempio Virzì o Salvatores che hanno fatto delle commedie riuscitissime e che ultimamente non fanno più commedie. Certo, la richiesta del comico è la aprioristica convinzione che il comico faccia botteghino, è una convinzione molto difficile a morire e rende difficile fare la vera commedia”.

Elena Bartoni 
 

 


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