Micheal Pitt è giunto a Roma per presentare la serie televisiva “Boardwalk Empire” targata HBO e distribuita in Italia da Sky Cinema a partire dal prossimo mese di gennaio. La sottile linea che distingue serie televisive e opere cinematografiche si va a perdere sempre di più, specialmente quando dietro la macchina da presa abbiamo un giovanotto di nome Martin Scorsese. L’attore, che si presenta un po’ apatico ed emaciato, come se non mangiasse da giorni (eppure l’Italia è rinomata per l’ottimo clima e le deliziose prelibatezze culinarie), risponde in maniera educata, ma con una punta di presunzione, alle domande, più o meno intelligenti, che i giornalisti in sala gli pongono. Il problema di fondo è che non essendo presenti regista o direttore esecutivo le domande tecniche sulla serie televisiva non possono essere complete come si vorrebbe. Micheal Pitt interpreta infatti uno dei due protagonisti, il giovane Jimmy, reduce della prima guerra mondiale che torna nell’Atlantic City degli anni ’20 per costruirsi un nuovo futuro, macchiato di sangue. Le dodici puntate che compongono la prima stagione della serie televisiva, conferma Pitt, sono state girate tutte insieme, in modo che la crew e il regista non fossero influenzati dalle reviews positive o negative della critica giornalistica. Frecciatina a cui controbatte in maniera ilare, sempre se si possa definire ilare il tono di risposta di un ragazzo con la faccia triste che non sorride mai, quando si dichiara lusingato di essere paragonato ad un grande attore come Leonardo DiCaprio ma esasperato dai continui raffronti con tutti i personaggi biondi con gli occhi azzurri, come Kurt Cobain o l’omonimo attore Brad Pitt. Sul confronto alla regia fra Scorsese e Bertolucci, che lo diresse in “Dreamers”, l’attore ritiene entrambi grandi professionisti, imparagonabili, se non sul fatto della lingua. Pare infatti che Bertolucci impiegasse meno tempo a parlare con lui in inglese rispetto al resto della troupe italo/francese. Ma se il biondino avesse imparato a parlare una lingua diversa dall’anglosassone forse non avrebbe avuto nessuno problema.
Eva Carducci