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Poveri ma ricchissimi - Recensione

14/12/2017 | Recensioni
Poveri ma ricchissimi - Recensione

Tremate! I Tucci sono tornati. I ricchi più cafoni degli ultimi anni sono di nuovo sul grande schermo per rallegrare (o almeno provarci) le feste natalizie.

Dopo il (presunto) tracollo finanziario con cui terminava il primo capitolo Poveri ma ricchi, la famiglia Tucci è tornata a Torresecca dove è riunita intorno alla nonna Nicoletta sul letto di morte in procinto di ricevere l’estrema unzione. Ma proprio mentre la nonna è sul punto di spirare, il nipote Kevi confessa di aver messo in sicuro i soldi con l’aiuto del maggiordomo Gustavo. I due avevano capito che i Tucci non erano adatti a fare i ricchi e avevano salvato i soldi investendoli. Ora il capitale è addirittura aumentato e ammonta a 120 milioni di euro. Inutile dire che la nonna si rianima all’istante di fronte alla nuova e inaspettata pioggia di soldi. Ma come far si che il loro capitale non sia intaccato dalle tasse? Semplice, basta trasformare Torresecca in un paradiso fiscale e quindi staccarsi dall’Italia. C’è anche un pretesto storico che autorizza la scissione: il ‘saputello’ Kevi ricorda che nell’atto di annessione dello Stato Pontificio al Regno d’Italia nel 1871 il paese di Torresecca non è menzionato.
Detto fatto. I Tucci indicono un referendum per votare la scissione del Paese dall’Italia. La consultazione è un plebiscito a favore dell’indipendenza (con l’eccezione di Loredana che non aveva capito il quesito). Danilo Tucci è il principe del Principato di Torresecca. Intanto alla famiglia si unisce anche il papà di Valentina, Libero, ladro seriale appena uscito di prigione. Fin dalla prima seduta del governo del neo Principato ne usciranno fuori delle belle.
 
Sarà bene uscire fuori subito dal terreno minato delle polemiche che potrebbero accompagnare e (forse) condizionare l’uscita del film sulla scia del recente scandalo che ha coinvolto il regista Fausto Brizzi in queste ultime settimane, accusato di molestie sessuali da alcune giovani attrici. Nel frattempo la Warner Bros., società distributrice del film, ha deciso di sospendere ogni futura collaborazione con il regista e di non associarlo ad alcuna attività di promozione e distribuzione di Poveri ma ricchissimi (anche se il nome di Brizzi è presente nei titoli di coda). Dopo le polemiche sullo scandalo, insomma, il film esce regolarmente in sala giusto in tempo per le feste natalizie, portato in giro dai soli attori in poche e selezionate uscite promozionali.
Ufficialmente, come gli stessi attori hanno dichiarato, la scelta di non apparire in fase di lancio, è dello stesso Brizzi, anche se alcune battute del film sembrano davvero un riferimento ai recenti guai del regista, una fra tutte “Nessuno mi può pregiudicare, nemmeno tu” pronunciata dal simpatico Brignano, che in questo secondo capitolo diventerà anche papà. 
Un sequel ‘doveroso’ dopo il grande successo di Poveri ma ricchi lo scorso anno al box office delle feste di fine anno.
Il secondo capitolo delle avventure dei super-burini Tucci, non ispirato come il primo al francese Les Tuches ma frutto di una sceneggiatura di Fausto Brizzi, Marco Martani e Luca Vecchi su soggetto originale di Fabio Guaglione e  Fabio Resinaro (già autori e registi dell’originale film Mine), vede la ruspante famiglia alle prese con la scissione del piccolo Principato di Torresecca dall’Italia (riassunto con il motto ‘Se semo dati’). Una sorta di ‘Brexit ciociara’ insomma, basta capire davvero il quesito referendario (e a sbagliare a mettere la croce è proprio la novella ‘Fister Lady’). 
Questa volta ad arricchire la banda dei principi di Torresecca, capitanata da un Christian  De Sica modello Donald Trump e da una Lucia Ocone capace di trasformarsi in una Maleficient de’ Noantri, ci sono un piacente Massimo Ciavarro nei panni di una specie di Mr. Grey in salsa paesana e un Paolo Rossi (un gradito ritorno) nel ruolo di un ex galeotto lombardo allergico all’accento romano.
Gli ingredienti della comicità sono presi a piene mani dalla recente attualità e si gioca ancor di più che nel primo capitolo a mescolare alto e basso: e così ecco entrare la Brexit, le tasse, i paradisi fiscali. Ed ecco un Presidente del Consiglio italiano imbufalirsi con Torresecca e mettere in moto l’ormai abusata ‘macchina del fango’ contro il Principato esentasse, dove si è tornati alla lira e dove si possono picchiare gli ausiliari del traffico. A complicare i guai del povero Principe De Sica, oltre al crescente malcontento del popolo vittima di continui sabotaggi dall’Italia, ci si metterà anche una bella ragazza che si dichiara sua figlia, frutto di una delle tante relazioni di gioventù, quando era un aitante bagnino a Terracina.
Certo le risate sono di grana grossa e affidate per lo più alla triade De Sica-Ocone-Brignano ma forse basteranno a soddisfare il grande pubblico che affolla le sale sotto Natale (quest’anno i rivali sono un cine-panettone tradizionale come Natale da chef del solito Parenti e l’antologico Super Vacanze di Natale) che magari gradirà il ‘cine-supplì’ confezionato dai cafonissimi maghi del fritto Tucci. 
 
Elena Bartoni   
 

 


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