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Vincenzo Salemme presenta la sua Festa esagerata in conferenza stampa

20/03/2018 | Interviste |
Vincenzo Salemme presenta la sua Festa esagerata in conferenza stampa

E’ stato presentato questa mattina a Roma il nuovo film di Vincenzo Salemme, Una festa esagerata, tratto da una sua pièce teatrale di grande successo.
La storia si svolge nel giro di poche ore nel palazzo dove abita la famiglia Parascandolo. Nella casa di Gennaro Parascandolo (Salemme), geometra e piccolo imprenditore edile, sposato con l’ambiziosa Teresa (Tosca D’Aquino), fervono i preparativi per una magnifica festa in terrazza. Per il diciottesimo compleanno della figlia Mirea, Teresa ha deciso di non badare a spese, dal catering agli arredi fino a un finto cameriere indiano. Gennaro continua ad assecondare ogni capriccio delle sue donne e a spendere una fortuna per una festa che lui stesso definisce ‘esagerata’. Ma proprio mentre la festa sta per iniziare, una notizia giunge dal piano di sotto dove abitano un padre molto anziano e sua figlia zitella: sfortuna ha voluto che il signor Scamardella sia morto proprio il giorno della festa. Cosa fare? Come si fa a fare una festa con un morto al piano di sotto?

Presenti alla conferenza stampa dopo l’anteprima del film, il suo regista e interprete, Vincenzo Salemme, e una nutrita rappresentanza del cast: Iaia Forte, Nando Paone, Francesco Paolantoni, Giovanni Cacioppo, Andrea Di Maria, Mirea Flavia Stellato e il musicista James Senese. Assenti per impegni su un altro set, Tosca D’Aquino e Massimiliano Gallo.

Il film uscirà nelle sale il 22 marzo distribuito da Medusa Film in 350 copie.

La prima domanda è per Vincenzo Salemme. Per l’adattamento cinematografico del tuo lavoro teatrale hai fatto due scelte decisive, usare un cast diverso rispetto al teatro e metterti accanto Enrico Vanzina in fase di sceneggiatura.
Vincenzo Salemme: “Devo dire che l’apporto di Enrico è stato fondamentale, tra noi ci sono grandi affinità. Forse serviva il suo apporto per evitare troppa teatralità al film. Enrico è stato straordinario perché non ha stravolto la storia e allo stesso tempo gli ha dato un ‘passo’ cinematografico. Per quanto riguarda il cast, ci siamo detti che usare gli stessi attori del lavoro teatrale poteva essere pericoloso perché poteva far risultare il film come una registrazione pedissequa del teatro invece così gli abbiamo dato maggiore freschezza”.

Anche questo cast lo hai composto pensando a persone con cui avevi già lavorato come Tosca D’Aquino e Massimiliano Gallo.
Salemme: “I film si sono sempre fatti dalle commedie teatrali e allo stesso tempo può essere un trampolino di lancio. Far vedere l’affiatamento degli attori può essere una marcia in più. Il pubblico deve credere alla storia e per far questo ci vogliono attori e attrici”.

La parola è poi passata agli attori che hanno raccontato la loro esperienza sul set con Salemme.

Il primo a prendere la parola è il vecchio amico Francesco Paolantoni:
“Ho visto lo spettacolo a teatro e mi sono divertito. La cosa bella per me è che io interpreto un personaggio (Ndr l’assessore) che nello spettacolo teatrale non c’è, viene solo evocato. sono contento perché io e Salemme abbiamo un passato teatrale molto divertente ed è la prima volta che ci incontriamo su un set cinematografico”.

Poi passa a parlare Andrea di Maria (nel film interpreta Bebè, il figlio dell’assessore)
“Ho visto lo spettacolo teatrale e mi ha emozionato, poi ho fatto il film e poi mi sono ritrovato nello spettacolo teatrale a sostituire in un altro ruolo rispetto a quello interpretato nel film, facevo Don Pasquale. Con Vincenzo c’è uno scambio di umori e opinioni molto stimolante. Mi sono divertito molto perché con Salemme non si sa mai dove vai a finire”.

La parola passa alla giovane attrice Mirea Flavia Stellato che nel film interpreta la figlia del protagonista, la festeggiata neo diciottenne.
“Ho avuto la grandissima possibilità di lavorare con lavorare con Vincenzo Salemme anche in teatro. Ci siamo conosciuti in una circostanza inaspettata quando io avevo quindici anni. Facevo la giornalista e l’ho intervistato per la prima volta a quindici anni, lui nell’intervista ha detto che avrebbe voluto una figlia con me. Io ho la fortuna di avere lo stesso ruolo anche in teatro ed è per me la migliore scuola”. 
Interviene Salemme con ironia “Sono anche l’unica scuola che hai fatto”
Mirea ha continuato: "Per me Salemme è uno scultore dei personaggi, capace di creare un meccanismo, un ingranaggio”.

Parla poi Nando Paone:
“Il nostro rapporto nasce prima da un’amicizia, poi sul lavoro. Io facevo parte del cast dei suoi primi lavori a partire da L’amico del cuore. E’ una grande scuola perché lavorare con Salemme è usare una modalità completamente diversa. A costruire il personaggio sera dopo sera, non ci si annoia mai. Vincenzo è l’unico regista che mi abbia chiesto di fare personaggi strani, estremi surreali. Ho visto lo spettacolo in teatro e mi è piaciuto tantissimo. Spero di aver soddisfatto le aspettative e di aver reso credibile un personaggio ‘estremo’.

Il microfono passa poi all’attore Giovanni Cacioppo che nel film è Don Pasquale:
“Ho dovuto sudare per avere la parte perché eravamo ben sessanta preti!

La grande attrice Iaia Forte (che interpreta la figlia del defunto Scamardella) prende la parola:
“Il mio è un personaggio meraviglioso, sono personaggi inediti al cinema, non si raccontano così facilmente. E poi è bello lavorare con attori così bravi, è bello avere una struttura attoriale così solida accanto. E’ stata una grande occasione di gioco”.

Un’altra domanda per Salemme. Hai lavorato dovendo rispettare l’unità di luogo e di tempo: mentre al teatro è una forza, al cinema rischia di essere un problema. Qual è stata la cosa più difficile? Quale la più facile?
Salemme: “La cosa più difficile è che rispetto al teatro che si vive tutto in una sera. E’ complicato recitare in unità di tempo. La cosa più facile era avere la forza di alcune battute che sapevo che funzionavano a teatro. L’ignoranza è in aumento a questo mondo per cui ridere e prendere in giro l’ignoranza può essere usato come messaggio per dire: studiamo tutti un po’ di più. Quello che mi preoccupa di più è che la gioia e la curiosità sono diminuite. Temo un’implosione. Per esempio l’entusiasmo come quello che si scatenò peri mondiali del 1982 non lo vedo più. E l’amore per la Nazionale è significativo”.

Puoi dirci qualcosa del tuo rapporto con Napoli? E con la squadra del Napoli di oggi?
Salemme: “Secondo me quando Napoli è legata alla simpatia come fenomeno non mi piace, quando è legata alla simpatia come un fattore culturale cioè una simpatia che ci deriva dalla storia millenaria che diventa empatia, capacità di tollerare, di comunicare con gli altri, allora mi piace. Napoli mi piace quando è cultura profonda e antica, mi piace di meno quando è superficialità, aspetto esteriore.
Per quanto riguarda il Napoli di oggi di cui parlo è indubbio che sanno giocare. Il Napoli di Maradona era legato al suo fenomeno invece il Napoli di oggi è profondamente rappresentativo di una città millenaria. Non era mai capitato che parlassi in un mio film del Napoli e dei quei ‘tre fenomeni’…”

Come è cambiata Napoli negli ultimi anni?
Salemme: “Io oggi vedo una Napoli più tranquilla, ma io sono privilegiato, non faccio la vita che fa una persona comune, sono benestante, sono amato, io vivo Napoli come fosse un paradiso. A vederla così mi sembra molto migliorata, la vedo pulita, la vedo vivace, vedo he vengono tanti turisti, ma non voglio che sia scambiato per un messaggio politico, io non ho nessun legame con nessun partito, lo dico da quel poco che riesco a vedere dal mio benessere.
Io credo che a livello mondiale l’animo umano si sia intristito, io ho avuto la fortuna di conoscere gli anni Sessanta e mi ricordo l’allegria, la gioia anche nei rapporti. Oggi credo che siamo al livello più basso nei rapporti tra maschio e femmina, il momento di maggiore dissidio tra i due emisferi dell’umanità. E’ successo qualcosa di grave, ogni giorno ammazzano una donna, è una cosa allucinane. Le donne hanno avuto sicuramente tanti miglioramenti e forse, proprio per questo, c’è una reazione violenta del maschio. Certo è che un periodo cosi difficile tra maschio e femmina significa che non  c’è armonia nel mondo, perché quello che sta peggiorando è proprio l’armonia, perchè se maschi e femmine non vanno d’accordo dove andremo a finire? Ma vi immaginate un modo dove non si faranno più figli? Io immagino per esempio che sia un cerchio: finiremo macchine, le macchine si stancheranno di esser macchine e ricreeranno la vita, credo che alla fine il giro tornerà sempre quello, però finire in mano alla tecnologia sarebbe disastroso, speriamo che regga ancora l’animo umano”.

Elena Bartoni

 

 


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