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Seberg - Recensione - Venezia 76

04/09/2019 | Recensioni
Seberg - Recensione - Venezia 76

"C'è bisogno delle star per fare la rivoluzione " questa è la frase che riassume un film intelligente come Seberg dell' australiano Benedict Andrews, che racconta la storia di Jean Seberg, famosa attrice e icona di stile, che fu presa di mira dall'FBI a causa del suo supporto ai Black Panthers e della sua relazione con l'attivista per i diritti civili Hakim Jamal.
 
Kristen Stewart, che si è lasciata sempre di più alle spalle il suo ruolo in Twilight, interpreta una donna che in un periodo in cui tutte le donne decidevano di guardare da un'altra parte, ha preso la decisione ci non essere più solo un bel faccino ed un capello corto, ma di fare la differenza, di metterci la faccia e di rimetterci quasi la vita per sostenere le proprie idee.
 
Seberg riesce ad essere molto di più di un biopic, di un ritratto di una donna in lotta con la sua fragilità, ma che sapeva essere anche estremamente  forte nelle scelte personali, Seberg è una pellicola che mostra uno spaccato di un'epoca americana di repressione, dove il sogno scintillante a stelle e strisce, si scontra con l'oscurantismo guidato dal bureau di Hoover.
 
Ci sono due forze che spingono e schiacciano Jean: la prima è la pressione di una donna che si sente perseguitata, dove ogni sguardo diventa uno sguardo indagatore e sospetto è l'altra che la spinge verso il bisogno di perseguire i suoi ideali. In questo dualismo Kristen Stewart, emerge come un'attrice matura, in grado di regalare allo spettatore un viaggio nella psiche dell' attrice che per troppo tempo venne abbandonata da tutta Hollywood.
 
Se la pellicola ha forse il difetto di non riuscire ad andare troppo in profondità e di perdere, ogni tanto, il controllo sulla sceneggiatura, quello che  è certo è  che una storia così affascinante tiene incollato lo spettatore, rendendo il prodotto qualcosa di assolutamente godibile e che incontrerà di sicuro il favore del pubblico.
 
Sara Prian

 


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