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Carlito's Way - Recensione

02/06/2012 | Recensioni | |
Carlito's Way - Recensione

Carlito Brigante (Al Pacino) è un uomo libero dopo cinque anni di carcere per spaccio di droga. Ne avrebbe dovuti scontare ben trenta, ma il suo brillante giovane avvocato David Kleinfelf (Sean Penn), attraverso un lunga serie di cause e appelli, riesce a farlo uscire prima di prigione. Carlito è felicissimo della sua riacquistata libertà e non vuole tornare in carcere per nulla al mondo. Nonostante le tentazioni e le insistenze da parte dei vecchi amici e compagni, è determinato a restare pulito e risparmiare il denaro necessario per rilevare un’impresa di autonoleggio alle Bahamas. Vuole lasciarsi alle spalle la vita da malavitoso e ricominciare da capo, in tranquillità, senza il rischio di poter essere assassinato da un momento all’altro.
Per racimolare i soldi che gli occorrono, Carlito accetta di gestire un locale che Kleinfelf ha recentemente rilevato e, nel frattempo, torna a frequentare Gail (Penelope Ann Miller), la donna che ha sempre amato e che ha lasciato prima di essere rinchiuso in carcere. Il loro amore si riaccende in un lampo, non appena si rivedono. Gail accetta di partire con Carlito per le Bahamas quando avranno i soldi ed ogni cosa sarà pronta: l’ex-malavitoso vede sempre più nitido e vicino il sogno di una nuova vita, lontana da New York. Ma quando Kelinfelf si mette nei guai con un boss mafioso, Carlito non potrà rifiutare la sua richiesta d’aiuto perché l’avvocato lo tirò fuori dai guai quando lui era più bisognoso d’aiuto: è in debito e i debiti si pagano sempre in strada.
Con Carlito’s Way, Brian De Palma sembra fare una sintesi di tutti i suoi film più importanti. Il regista non fa riferimento soltanto a delle tematiche comuni, ma cita vere e proprie scene della sua filmografia: ritroverete la distruzione di Scarface per tutto ciò che è positivo, perché una vita di eccessi in cui si ha il grilletto facile e una visione distorta di ciò che è importante non può che ritorcersi contro se stessi; ritroverete la famosa sequenza in stazione di Gli Intoccabili e l’impossibilità, già mostrata in Hi, Mom!, della costruzione di una vita normale dopo che si passa il punto di non ritorno.
Carlito’s Way è l’intenso racconto di un uomo che ha passato questa linea di confine tanto tempo fa e che ora cerca con tutte le sue forze di tornare indietro, ricrearsi una vita di normalità fatta di affetti e lontana dalle sregolatezze. Ci prova con tutto se stesso, ma continua a dover combattere con un destino che sembra volergli impedire di realizzare i suoi progetti, come se fosse condannato per sempre ad una prigione sociale. Carlito si chiede se è possibile cancellare il passato e riprendere da zero, ma nei suoi occhi tristi e rassegnati sappiamo che conosce già la risposta.
Al Pacino, a dieci anni da Scarface, interpreta egregiamente una versione più matura e consapevole del suo Tony Montana. Sì, perché lo stile di vita che Carlito Brigante vuole lasciarsi alle spalle è proprio quella che Pacino visse sul set di Scarface nell’83: potere, cocaina, sotterfugi, omicidi. Se Tony è l’antieroe per eccellenza, Carlito è il personaggio che sa conquistare il pubblico: ha sbagliato ed è pentito e ora lo spettatore vuole vederlo salvo. E Pacino è straordinario nel permettere che questo meccanismo si attivi.
L’attore italo-americano sa mostrare la sincerità, la malinconia e la tristezza di Carlito, senza mai farlo diventare un personaggio debole, ma anzi riaccendendo all’occorrenza quello sguardo pieno di fuoco di un uomo consapevole di esser stato potente e di poter tornare ad esserlo solo volendo.
La dolce ed elegante Penelope Ann Miller interpreta con sentimento il personaggio di Gail, che incarna il sogno di felicità di Carlito; mentre Sean Penn è l’avvocato cocainomane David Kleinfelf, personalità instabile ed inquietante per cui l’attore ha ricevuto una nomination ai Golden Globe del 1994 come “miglior attore non protagonista”.
Brian De Palma dirige tutto il film con precisione, accuratezza e poesia, senza mai essere invadente. È una regia di soggettive e di primi e medi piani quella di Carlito’s Way, film che può inoltre vantare una studiata fotografia di simbolismi. Esempio più calzante è forse la scena iniziale, tutta in bianco e nero, in cui un primo piano segue ossessivamente lo sguardo di Carlito stanco e sofferente; ma quando la telecamera si sposta verso l’alto in quell’ambiente spento e buio notiamo un’insegna di speranzosi colori con su scritto “Escape to Paradise”.
Carlito’s Way è gangster movie drammatico e riflessivo, il cui contesto malavitoso è solo una scusa per parlare del destino dell’uomo, ma allo stesso tempo è un noir avvincente che lascia lo spettatore con il fiato sospeso fino all’ultimo.

Corinna Spirito

 


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