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Giuggioli: Vorrei incontrare Repetto. Sulla seconda stagione…

L'attore ha parlato delle riprese di Nord Sud Ovest Est, serie sugli 883

Hanno ucciso l’Uomo Ragno è stata una delle serie rivelazione della scorsa stagione televisiva. La serie Sky Original che racconta la nascita e il successo degli 883 ha catturato l’attenzione e l’affetto del pubblico, legato ai grandi successi del duo composto da Max Pezzali e Mauro Repetto. Parte del successo è dovuta anche a una scelta azzeccata dei protagonisti: Elia Nuzzolo nei panni di Pezzali e Matteo Oscar Giuggioli in quelli di Repetto. Intervistato da La Repubblica, Giuggioli ha parlato di questa esperienza e delle riprese della seconda stagione, intitolata Nord Sud Ovest Est.

Com’è stato tornare sul set: “Loro sono cresciuti e noi siamo cresciuti. Ieri ci guardavo al monitor e me lo dicevo. Entrambi non vedevamo l’ora di tornare sul set. E’ bello quasi quanto la prima volta”.

La sfida più difficile della serie: “Fare una seconda stagione buona come la prima. La sfida della prima è stato trovare i personaggi, che sono molto saturi, quasi dei cartoon per come li vedo io. Bilanciare realtà e commedia era forse la prova più impegnativa, c’era il rischio-macchietta ma l’abbiamo scongiurato studiando molto. Io compenso l’ansia con lo studio. Tanti video, tutti quelli che ho trovato, e poi abbiamo tirato fuori un corpo dal personaggio”.

Se ha incontrato Repetto: “Mai. Non ci siamo mai sentiti, messaggiati, faxati. Il che ha reso la cosa più difficile. Poi, negli ultimi tempi, Mauro ha fatto molte interviste quindi si è rotta quella cosa dell’interpretare una persona che non è di dominio pubblico. Sarebbe prezioso incontrarlo”.

Cosa vedremo nella seconda stagione: “Max e Mauro ora sono famosissimi. Si trovano a gestire la celebrità che per loro è una cosa totalmente nuova. La prima stagione si chiude con il concerto all’Aquafan che è il momento dell’esplosione, ora non sanno bene come maneggiare il dopo. A Pavia. Ed è qualcosa di molto divertente”.

Hanno girato per tanti mesi in un’epoca che non hanno vissuto: “Stranissimo, perché abbiamo provato grande nostalgia per un’epoca che non abbiamo vissuto. Di quei tempi mi manca la componente della noia, fissare il nulla e aspettare. Negli anni Novanta, se entravi in una sala d’attesa sfogliavi una rivista, o pensavi, o fissavi il muro. Oggi qualsiasi attesa è gestita dal telefono, ti devi intrattenere. L’altro giorno guardavo un documentario sul Live Aid dell’85, ho pensato: in che anno sarei dovuto nascere per esserci? Ecco, quelli erano i miei anni… ho sbagliato tutto. Anche se poi lo so che è l’effetto Midnight in Paris: se fossi di quegli anni vorrei essere nato prima…”.

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