Una Pallottola Spuntata – Recensione
Il reboot colpisce nel segno e riporta in vita la grande comicità demenziale

Dichiarare “morto” il genere comico sarebbe forse esagerato, ma è innegabile che la comicità surreale e slapstick di “Una pallottola spuntata” mancasse da tempo dalle sale. Anche i tentativi recenti di riportarla in auge, non sono riusciti a ritrovare quell’equilibrio perfetto di ritmo, assurdità e genialità che aveva reso indimenticabili i primi tre film con Leslie Nielsen.
Ora il regista Akiva Schaffer, il produttore Seth MacFarlane e Liam Neeson provano a far rivivere quello spirito con il nuovo reboot di “Una pallottola spuntata”. E, a differenza del goffo detective protagonista, stavolta il colpo è andato a segno.
Una commedia che ritrova il ritmo dei classici
Ambientato più di trent’anni dopo gli eventi di Una pallottola spuntata 33⅓ – L’insulto finale, il film segue le disavventure di Frank Drebin Jr. (interpretato da Liam Neeson), figlio dell’iconico detective reso celebre da Nielsen. Proprio come il padre, Drebin Jr. è un poliziotto tanto disastroso quanto irresistibile: passa le giornate travestito da studentessa, investe pedoni “per errore” e si ritrova immischiato in un intrigo cittadino dopo l’incontro con la misteriosa Beth Davenport (Pamela Anderson). Ne nasce una serie di situazioni surreali e gag irresistibili, degne della tradizione della saga.
Liam Neeson, erede (improbabile) ma perfetto di Leslie Nielsen
Raccogliere l’eredità di Leslie Nielsen, uno dei più grandi attori comici di sempre, è una sfida titanica. Eppure, sorprendentemente, Liam Neeson riesce a farcela. Abituato a ruoli drammatici o d’azione, qui l’attore irlandese dimostra un tempismo comico impeccabile, costruendo un personaggio ingenuo, impassibile e involontariamente esilarante, proprio come l’originale Drebin. La sua interpretazione è una vera rivelazione, capace di rendere omaggio al passato senza cadere nella semplice imitazione.
Un ritorno spassoso, assurdo e senza pretese
Il nuovo Una pallottola spuntata non chiede allo spettatore di prenderlo sul serio, anzi. Abbraccia pienamente l’assurdo, rompe la quarta parete, gioca con l’impossibile e ribalta ogni logica narrativa. Certo, il finale non è perfetto e qualche passaggio appare forzato, ma si tratta di dettagli marginali in un film che vuole soltanto far ridere e divertirsi parodiando i polizieschi di ieri e di oggi.
Con un ritmo comico costante, trovate visive geniali e battute fulminanti, il reboot di Una pallottola spuntata riesce là dove molti avevano fallito: riaccende la fiamma della comicità demenziale classica e la porta nel presente con sorprendente efficacia.