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Battlefield 6 – Recensione

La guerra a Call of Duty riparte da zero...e non delude

La rivalità tra Battlefield e Call of Duty infuria da oltre vent’anni, ma mai come oggi il contrasto è così netto. Mentre Call of Duty continua a perdersi tra operatori appariscenti, battle pass a pagamento e microtransazioni, DICE e gli altri studi di EA hanno scelto di tornare alle origini. E lo hanno fatto guardando indietro, fino a Battlefield 2, per riscoprire cosa rendeva unica la loro saga: battaglie su larga scala, caos organizzato e squadre che cooperano per dominare il campo.

Il risultato è Battlefield 6: un ritorno in grande stile, che restituisce al franchise la gloria perduta dopo il disastro di Battlefield 2042. Il nuovo capitolo recupera tutto ciò che i fan amavano — distruzione totale, mappe immense e un’autentica sensazione di guerra — e lo porta nell’era moderna, con una campagna sorprendentemente attuale e una componente multiplayer che torna a dettare legge.

Una guerra (anche) politica

La campagna single-player è spettacolare e incredibilmente attuale. Ambientata in un futuro prossimo, racconta l’attacco di una milizia privata – la Pax Armata, sostenuta da ex Paesi NATO (con un chiaro riferimento alla Russia) – che colpisce una base dell’Alleanza in Georgia, scatenando un nuovo conflitto globale.

Il giocatore veste i panni dei membri della squadra Dagger 1-3, un’unità di Marines americani impegnata in missioni disperate tra inseguimenti, esplosioni e battaglie urbane. Nonostante una trama piuttosto convenzionale, il ritmo è serrato e il senso di scala eccezionale: Battlefield 6 riesce a farti sentire parte di una guerra immensa, non solo un soldato qualunque.

Tra i momenti più spettacolari, spiccano l’assalto anfibio alle piramidi del Cairo e una missione notturna nei tunnel di Manhattan, degna di un film d’azione. La sequenza finale, senza spoiler, è una delle battaglie più epiche mai viste in uno sparatutto moderno.

Tecnica da urlo

Dal punto di vista tecnico, Battlefield 6 su PS5 Pro è semplicemente mozzafiato. La Frostbite Engine spinge la console al limite: illuminazione dinamica, effetti di polvere e fuoco, esplosioni cinematografiche e una fluidità costante sopra i 60 fps. Gli ambienti distruttibili reagiscono in modo realistico e le animazioni facciali sfiorano il fotorealismo.

Qualche limite resta, come un’IA dei nemici poco brillante (e compagni un po’ goffi), ma sono dettagli in un quadro tecnico di altissimo livello.

Il ritorno del vero Battlefield

È però nel multiplayer che Battlefield 6 mostra i muscoli. Il sistema delle classi tradizionali torna protagonista — Assalto, Geniere, Supporto e Ricognitore — dopo la parentesi confusa degli “specialisti” di 2042. La cooperazione tra ruoli è tornata al centro: chi gioca in squadra domina.

La personalizzazione è più profonda che mai, con loadout modificabili, perk, e armi completamente customizzabili (anche con ciondoli estetici). È chiaro che DICE ha preso qualche spunto da Call of Duty, ma lo spirito rimane inconfondibilmente Battlefield: distruzione, tattica e collaborazione.

Le modalità Corsa e Conquista restano le colonne portanti. Nella prima, bisogna fermare o far avanzare una linea di fronte attraverso obiettivi a catena; nella seconda, 64 giocatori combattono per il controllo di enormi mappe dinamiche, tra jet che sfrecciano sopra la testa e carri armati che devastano tutto.

Caos, distruzione e libertà

Ogni mappa è un gioiello di design: ampia ma non dispersiva, ricca di punti strategici e completamente distruttibile. È possibile far crollare ponti, demolire palazzi o aprire voragini nei pavimenti per sorprendere i nemici dall’alto. Questa fisica ambientale restituisce un livello di realismo e imprevedibilità che nessun altro sparatutto riesce a eguagliare.

Una nuova era per la serie

Con Battlefield 6, DICE firma un ritorno trionfale: tecnicamente impressionante, fedele alle radici e finalmente competitivo contro Call of Duty. La modalità Portale, che permetterà ai giocatori di creare e condividere mappe e modalità personalizzate, promette inoltre di espandere ancora di più il potenziale creativo del gioco.

Dopo anni di crisi, Battlefield è di nuovo al top. E la guerra tra gli sparatutto può finalmente ricominciare — stavolta ad armi pari.

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